05 Gen L’Angolo del Prof: I Neuroni Specchio e il Sand Basket
Nulla ci sembra più facile e semplice quando sulla sabbia prendiamo in mano un pallone di pallacanestro, eppure questo gesto è naturale, ma comporta una pluralità di processi interconnessi tra loro. Da risultare a prima vista indistinti.
Innanzitutto dobbiamo scegliere il pallone, tra altri palloni presenti e che si contendono la nostra attenzione (il più lucido, il più nuovo, il più colorato, etc.). Per fare questo dobbiamo orientare la testa e gli occhi in modo tale che l’immagine del pallone cada sulla nostra “fovea” (punto della retina in cui l’acuità visiva è massima), consentendoci di apprezzare nel modo migliore gli aspetti del pallone (più consumato, più gonfio, più ruvido, etc.). Se poi vogliamo prenderlo in mano (e nel Sand Basket tutto ciò è molto importante), dobbiamo localizzarlo rispetto al nostro corpo: solo allora possiamo allungare le mani e prenderlo e allo stesso tempo dobbiamo prenderne le misure per poterlo afferrare nel modo che riteniamo più opportuno.
Il pallone ci detta un insieme di misure e di modalità di afferramento: sta a noi rispondere e decidere come muoverci e conformarci ad esse, assumendo tra le prese possibili (a una mano, a due mani, etc.) quella più idonea all’uso o magari più consona alle nostre abitudini. Non ce ne accorgiamo, ma prima di raggiungere il pallone, le dita e i palmi delle mani hanno già iniziato a prefigurare la conformazione geometrica del pallone (una sfera) e gli eventuali tipi di presa da adottare. Non appena raggiungiamo il pallone, le mani ricevono informazioni dalla cute, dai muscoli e dalle articolazioni che assieme permettono di “raffinare” la presa e di prendere il pallone.
Anche senza considerare gli aggiustamenti posturali nel momento in cui si “prende” in mano il pallone (che anticipano l’attuazione dei movimenti sopra descritti) e il ruolo svolto dall’apprendimento e dall’esperienza nelle diverse fasi di identificazione, localizzazione, raggiungimento e prensione del pallone, un gesto elementare come quello di “prendere” un pallone rivela un complicato intreccio di sensazioni (visive, tattili, olfattive, propriocettive, etc.), nessi motivazionali, disposizioni corporee e performances motorie che interagiscono tra loro, realizzando di volta in volta forme di sintonia più o meno fine.
E dopo che abbiamo “preso” in mano il pallone cosa possiamo fare?
Possiamo passarlo, tirarlo e…trascinarlo e farlo rotolare sulla sabbia!
Sembra tutto elementare, ma non è vero, i neuroni specchio ci aiutano (o ci aiuteranno) a comprendere i gesti, i movimenti da compiere e forse in un prossimo futuro anche i bambini e i giovani, vedendo gesti e movimenti compiti da un’altra persona (o in video o filmati), li eseguiranno subito in rapporto alle loro possibilità (coordinazione grezza, fine e disponibilità variabile) e impareranno di conseguenza tecniche esecutive nuove e…difficili.
W il Sand Basket!
Prof. Maurizio Mondoni